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Masini Daniele 3285906674

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Masini Daniele

Franco Solmi :                1983    1984    1985     1986    1987

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Dal catalogo della mostra all'Istituto Italiano di Cultura Amsterdam 1984

Di fronte alle opere di Daniele Masini, cosi proiettate nella rivisitazione della storia dell' arte - dai classici alle moderne connotazioni del simbolismo europeo vien da chiedersi cosa abbia condotto un artista italiano a contaminare con tanta determinazione la costruttiva razionalità mediterranea con I' irrazionalismo dissolutore della cultura nordica.
Come possono coesistere, insomma, Paolo Uccello e Bosch, Piero della Francesca e i 'diabolici' fiamminghi, nel precario equilibrio che la mediazione dell' espressionismo e del surreale sembra volta a garantire in queste tele inquietanti ?
lo credo che questo artista, così intento a trarre conclusioni personali dalla frequentazione dei grandi del passato e dalle suggestioni dei maestri dell' avanguardia storica, risponda a suo modo all' esigenza che ha la pittura di oggi di trovar radici salde in se stessa, nella propria specifica vicenda, dopo le convulsioni e gli azzeramenti che hanno accompagnato la fortuna delconcettuale fino alla dichiarazione esplicita di morte dell' arte. Si può quindi genericamente affermare che Daniele Masini siriconduce alla prassi instaurata del pensiero postmoderno, rifuggendo però dalla artificiosa felicità e dal libertarismo indifferente che sembrano oggi dominare il campo e che son coltivati, con accenti più o meno capziosi sia dalla italiana Transavanguardia, sia dai Nuovi Selvaggi tedeschi, sia, infine, dalla montante ondata dei Graffitisti newyorkesi. Le contaminazioni e le irregolarità di Daniele Masini sono elementi ben controllati dell' immagine, che non deborda e non si fa ridondante oltre i limiti segnati dai grandi maestri di tradizione antica e moderna. Ai nomi già fatti di Paolo Uccello e di Piero della Francesca, si possono magari aggiungere
quelli di Giulio Romano e dell' Arcimboldo e alla citazione di Bosch e dei fiamminghi possiamo affiancare la memoria degli incupiti simbolisti o dei più arrabbiati eredi di quella sorta di parapsicologia culturale che ha i suoi numi altissimi in Rimbaud e in Jarry. Va da sè che queste mie sono illazioni critiche magari non condivise dal pittore, ma è certo che Masini non opera esclusivamente sulla memoria presente - quella, per esempio, che può produrre e produce un' arte 'colta ' o 'anacronistica ' per principio, in opposizione all'art in progress dell' ultima avanguardia - ma affonda voluttuosamente nel magma del passato per riportarne alla luce valori ritenuti fondamentali. Così la ragion spaziale resta dominante al di là di tutte le debordanti superfetazioni dell' immagine, allo stesso modo in cui restan ferme le regole antiche d' armonia e perfino di tono che stanno, per molti, ancora alla base delle moderne espressioni delle ' arti del disegno '. Il risultato che si produce è quello di una immagine che, ad onta di tutte le forzature espressionistiche e del gridato anche contenutistico e moraleggiante, si allontana dallo spettatore situandosi in una dimensione quasi metafisica in cui a dominare è sostanzialmente il silenzio.
Le metafore, insomma, ricadono su se stesse e restano fatti, tutto sommato astratti, di una pittura che cerca e trova la propria superba autosufficienza e stranità . Scrivevo di recente che Daniele Masini non può essere annoverato neppure fra i 'fantastici ' perché, e mi si perdoni I' autocitazione, 'la sua fantasia vera è strutturale e la sua drammaticità è drammaticità delle tensioni formali assai più che non il risultato di oscuri sensi di colpa venuti a galleggiare nel presente fra carcasse putrefatte di ciclopi o d' armigeri medievali rimesse in circolo come spauracchio per gli uomini dell' elettronica. Può darsi, anzi è certo, che questo ritrarsi su una esperienza personalmente filtrata appartandosi dal dibattito contingente costituisca la forza vera di Masini. Ma potrà davvero prolungarsi questo atteggiamento in un artista che dimostra di avere così forte il senso delle moralità ? Molti dei critici che si sono occupati di questa pittura ne hanno sottolineata la funzione, magari riflessa, di denuncia: denuncia della violenza, del
travestimento, dell' ambigua traiettoria dell' essere umano verso un destino irreparabile di dissoluzione e di morte. Ma non è forse più tragico e più sconvolgente, in questo mondo di coloratissimi orrori e di morti levigate, il persistere dell' arte come assurda bellezza, come eversiva spiritualità ?
Masini dovrà porsi prima o poi questi quesiti trasferendo, così come è stato trasferito nel mondo delle favole elettroniche, I' orrore delle immagini dal regno del diabolico a quello dell' angelico. Non è detto che qui non si abbiano conflitti ancor più cruenti di quelli consumati nella storia degli uomini e nella storia dell' arte. Ma allora i mostri da Apocalisse cavalcheranno i raggi del laser alla luce abbacinante e un po' stolida dei marchingegni dell' elettronica e il pittore, lasciato il riparo insicuro d' una realtà ormai immemorabile, potrà calarsi in una conflittualità più arrischiata, trovando compagni e congeneri fra gli artisti che si misurano coi segni spietati dell' oggi. Evidentemente questa mia è una sorta di profezia critica che non è detto debba avverarsi. La sfera di Daniele Masini è - colma di tenebre e proietta immagini cupe, vaganti in atmosfere dure e terrose, secentesche, irte di grovigli cromatici e di mostruose apparizioni che affiorano da una coscienza dilaniata dalla propria irreparabile teatralità, dal proprio essere ferita a morte dalla crisi della ragione e del sentimento insieme.
La cerimonia dell' orrido si compie qui secondo le mistiche canoniche di una idea del bello che dalle serenanti mitologie del Winckelmann è trascorsa, fra infiniti drammi ai neomisticismi espressionistici e surrealistici, confermando I' antica tesi che I' orrido si colloca nella sfera del sublime. Probabilmente in terra d' Olanda queste mie notazioni, poste a diretto confronto con le composizioni di Masini, potranno essere verificate in più ampia prospettiva, ma il problema che per questo artista resta ineludibile è, a mio avviso, quello di misurarsi anche con gli orrori del piacevole su cui si regge la mistificazione dell' immagine quotidiana.

Franco Solmi

masinid@libero.it

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