Masini Daniele 3285906674
Dal catalogo della mostra alla galleria Melozzo 1989
Con radici abbarbicate al surrealismo, Daniele Masini adesso con convinzione si addentra in una ricerca più avanzata in cui, pur partendo dai fondamentali di "Phases", propone il suo personale spirito e la sua vocazione alla pittura.
In pratica, anche non discostandosi dal primario concetto di rompere con la convenzione di conoscenza razionale per attingere a quella irrazionale, egli si immedesima in una realtà che a noi sta di fronte, che si trasfigura, che è finalmente meno angosciata, meno turbata e ossessionante, sebbene oltre i confini visibili del quotidiano.
Ecco allora che si fa più severo con sé stesso e meno -forse-col genere umano, che per anni ha svisato sulla sua tela in grande libertà.
Adesso il suo tratto è più spirituale, si smaterializza, sebbene raccolga natura d'esplosione primitiva, diffusamente vibrante in una gamma di colori che esaltano allegorie suggestive, ma di gran lunga più serene e identificate.
E di nuovo, nella giovane storia dell'artista, c'è una ventata capricciosa, poetica e formalmente inventiva, che si differenzia da quella sorta di fantasia che offre, in chiusura d'iniziale esperienza, ogni operatore dell'arte.
L'arte ha il suo linguaggio ricco di sollecitazioni, così che il percorso intrapreso da Masini ha necessariamente nuove regole tendenti
-e già lo vediamo- ad una autonomia linguistica di grande interesse.
Nessuno ama anticipare tempi e cose perché anticipazioni e divinazioni hanno spazio molte volte effimero, comunque nella tela dell'artista di Romagna ho colto sensazioni di piacevole archeologia.
Come, per esempio, certi toni bruni con spazi verdi negli spigoli compositivi, certi rossi e mitigati gialli che nella somma possono ricordare maturazioni metafisiche appena prima degli anni Venti, anche se qui il colore è più denso, più forte, più marcato nella sinfonia degli accordi e delle assonanze.
Certo. I suoi moduli contemplativi hanno, di volta in volta, intenzioni simbolistiche, ma è l'antica volontà, il prorompente desiderio di cogliere, di là delle apparenze, un allusivo significato d'interpretazione, che lo sospinge.
Interpretazione in Masini, non c'è dubbio. Interpretazione e penetrazione di indagine nella sostanza con al fondo una buona naturalezza che non confonde mai la ragione e l'essere delle cose.
E allora una delle forze indubbie dell'artista è il non scambiare mai i mezzi col fine Sottoponendo l'idea all'artificio, già considerata nell'approccio coi lontani suoi simulacri.
Egli ha capito, esemplificando, che nella semplicità dimora il bello, il grande e -molto spesso- il sublime. Non è nell'arzigogolo o nella ricerca esasperata che si recupera l'anatomia speculativa, ma nel raccontare le cose e i sentimenti così come si prospettano all'apparire delle idee.
Ciò è fondamentale e Masini è virtualmente entrato in tale entità. E allora il nuovo-soggetto?
E' piacevolmente un pretesto per esprimere uno stato d'animo, o un'idea giust'appunto, da rendere palese e chiara attraverso il colore e le sue linee dove germogliano strani monumenti.
Strani perché con intelligenza non può considerare importante una fedeltà realistica, in quanto l'anagrafe è comunque incancellabile. Ed è un'anagrafe che ripercussioni avrà, penso, in maniera definitiva e costante nel percorso della sua naturale evoluzione.
Dunque, un artista che merita attenzione. Che si evolve, che si muove, che non si àncora alle divinità consacrate e quindi mai destinate a mutare.
No. Daniele Masini e qui ha ragione Virginio Pasini che lo addita conosce gli umori del mondo nel quale vive e considera, dunque, il suono di una campana come il momento preciso in cui il richiamo e al principio. Sarà invece nel distendersi del suono la campitura fondamentale del suo operato.
Non c'è dubbio. Anzi: nessuno può dubitare, neppure un poco.
Everardo Dalla Noce
Masini Daniele 3285906674